20 giugno – 20 luglio 2008
Vincitori
Miglior documentario

The Headman and I
PeǺ Holmquist, Svezia, 2007
Il documentario non solo come momento di ispirata rappresentazione della realtà, ma come occasione di rileggere le tappe della propria esistenza, le contraddizioni della nostra storia, gli inaspettati insegnamenti che possono scaturire dal confronto con popoli apparentemente estranei. Il cammino di maturazione del regista-protagonista è l’occasione per una riflessione universale sulla feconda commistione di ideali e culture diverse
Miglior film d’animazione

Aston’s Stones
Lotta e Uzi Geffenblad, Svezia 2007
Nel riuscito amalgama di un disegno dal tratto morbido e dalle tonalità soffuse e di un racconto fatto di ingenua malinconia e di affettuosa delicatezza, il film riesce a dare in pochi, essenziali minuti, un senso di trattenuta commozione. Lo sguardo degli adulti e la fantasia dell’infanzia si trovano a confronto in un percorso di calibrata, rasserenante armonia.
Miglior cortometraggio

When Elvis Came to Visit
Andreas Tibbin, Svezia 2006
Il corto rappresenta la migliore capacità di fondere e sintetizzare in pochi minuti un’idea di cinema capace di narrare e evocare una storia oltre i confini del fotogramma. Grazie a un rigore formale strutturato in pochi gelidi e ponderati quadri, il film riesce a percorrere e ad attraversare emozioni contrastanti, lasciando un senso di profonda inquietudine e, al contempo, di tenera umanità.
Miglior colonna sonora

29 febbraio
Stefano Pari, Italia 2008
Il film si segnala per la capacità di coniugare immagini e suoni in modo tale che proprio il sonoro assuma un ruolo fondamentale nel significato del film stesso. Mentre la macchina da presa segue il protagonista nei vari momenti della sua mesta esistenza, la colonna sonora vive dei rumori in presa diretta della fabbrica, del traffico cittadino, dello squallido condominio in cui vive. Rumori che tendono ad annullare la sua personalità quanto i gesti meccanici che si trova a compiere.
Quando però, nel suo spazio privato, egli prende in mano la chitarra e canta una canzone di Hank Williams, la sua esistenza sa trovare alfine una via di fuga: la musica si espande, varca i confini ristretti del suo mondo, esce letteralmente dal racconto e accompagna nel finale lo spettatore con un’inattesa nota di speranza.
Segnalazione come film d’animazione

Willy and Wild Rabbit
Lennart e Yva-Li Gustaffson
Il film si segnala per il fascino sorprendente di una fragile favola d’animazione inserita con spontaneità in un corposo contesto di rappresentazione naturalistica. E il tutto non compresso in tempi ridotti, ma dilatato con coerenza in un lungo cammino di iniziazione: dalla vita nella fattoria a quella nei boschi. L’esperienza è amabile sia per il coniglio Willy che per il pubblico.